Notizie gestione finanziaria Commento ai rendimenti – ottobre 2025

Commento ai rendimenti – ottobre 2025

Fase più incerta a inizio mese in Eurozona sulla scia delle dinamiche politiche in Francia. Inizia lo shutdown negli Stati Uniti e l’amministrazione Trump rilancia nuovi dazi nei confronti della Cina. I timori di una crisi delle banche regionali USA fanno tremare i mercati. La FED non delude le attese dei mercati e abbassa i tassi.

Il mese di ottobre.

L’avvio del mese è segnato da un clima di incertezza su entrambi i lati dell’Atlantico. Nell’Eurozona continua a tenere banco la situazione politica francese, dopo le dimissioni a sorpresa del governo guidato da Sébastien Lecornu, rimasto in carica per meno di un mese, e il successivo reincarico. Negli Stati Uniti, invece, l’attenzione si concentra sull’avvio dello shutdown: il blocco delle attività amministrative federali è scattato in seguito al mancato accordo del Congresso sulla legge di bilancio.

Sul fronte dei dazi tornano a crescere le tensioni tra Stati Uniti e Cina, alimentate dal rischio di nuove tariffe commerciali in risposta alle recenti restrizioni imposte da Pechino sull’export delle terre rare. La notizia ha innescato una breve ma intensa ondata di vendite sui mercati azionari, con ribassi particolarmente marcati nel comparto automobilistico. Nell’area asiatica a soffrire di più è stata Hong Kong, che ha registrato le correzioni più significative.

Altri fattori con un impatto più circoscritto hanno inciso sull’andamento dei mercati a inizio mese, a partire dal fronte macroeconomico. Il dato deludente sulla produzione industriale italiana ha infatti contribuito, almeno in parte, a rafforzare il trend ribassista già in corso. Parallelamente, l’allentamento delle tensioni in Medio Oriente, con l’avvio della tregua a Gaza, ha determinato un ripiegamento dei titoli legati al settore difensivo, penalizzati dal nuovo scenario geopolitico.

Decolla invece l’oro, che supera con ampio margine la soglia dei 4.000 dollari l’oncia, raggiungendo rapidamente quota 4.300 e confermandosi ancora una volta il bene rifugio per eccellenza, seppur sempre più costoso. Si muove in direzione opposta il petrolio, in lieve flessione, penalizzato dai timori per l’impatto dei nuovi dazi sull’economia globale.

Come già accaduto nei mesi precedenti, la Casa Bianca ha rapidamente cambiato registro. Donald Trump ha infatti rassicurato i mercati dichiarando che gli Stati Uniti non intendono danneggiare la Cina. Pechino, dal canto suo, ha ribadito di essere pronta a “combattere fino alla fine” la guerra dei dazi. Il risultato è stato un andamento altalenante delle Borse, caratterizzato da sedute estremamente volatili, tra rimbalzi e nuove correzioni. In questo contesto di incertezza e di attesa per un possibile taglio dei tassi da parte della Fed, oro e metalli preziosi continuano a registrare una forte domanda.

Il 17 ottobre nuove tensioni hanno riacceso la volatilità sui mercati, dopo che alcune banche regionali statunitensi sono finite sotto i riflettori. Zions Corporation e Western Alliance hanno infatti annunciato svalutazioni su crediti ormai deteriorati concessi a società del settore automobilistico finite in bancarotta, mentre un altro istituto ha segnalato la scoperta di una frode da parte di un debitore. I timori legati a pratiche creditizie troppo permissive, una - seppur limitata - esposizione anche in Europa e il fallimento di Tricolor Holdings, attiva nei finanziamenti subprime al comparto auto, hanno inevitabilmente riacceso i ricordi della crisi finanziaria del 2008. Ne è seguito un comprensibile, ma temporaneo, calo dei listini, con il settore bancario particolarmente penalizzato. La flessione è però rientrata rapidamente: le stesse banche hanno rassicurato gli investitori, sostenute anche da risultati trimestrali superiori alle attese, permettendo così ai mercati di tornare su un sentiero rialzista.

La crescita si è poi rafforzata nell’ultima settimana di ottobre, sostenuta anche dal clima di distensione tra Stati Uniti e Cina. Il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha infatti chiarito che l’ipotesi di un ulteriore dazio del 100% non è sul tavolo, mentre da Pechino emergono segnali di disponibilità a rinviare l’introduzione dei controlli sull’export di terre rare.

Una combinazione di fattori che è bastata per rassicurare gli investitori, favorendo un buon recupero dei mercati nella parte finale del mese. A contribuire al sentiment positivo è stato anche l’atteso taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, ora compresi tra il 3,75% e il 4%. La banca centrale statunitense ha illustrato l’orientamento della propria politica monetaria, evidenziando come la decisione sia mirata soprattutto a prevenire un deterioramento del mercato del lavoro: l’occupazione mostra infatti segnali di indebolimento, mentre l’inflazione appare sostanzialmente stabile.

In Asia brilla Tokyo, protagonista di un deciso rimbalzo dopo l’accordo raggiunto per la formazione di un nuovo governo guidato da Sanae Takaichi. L’indice Nikkei ha messo a segno un incremento del 16,64% nel mese, dato calcolato in valuta locale.

Sul fronte dei dazi, e in particolare sul terreno più geopolitico delle terre rare, le incertezze restano elevate. Un caso emblematico è quello dell’ittrio: gli Stati Uniti non ne producono e dipendono interamente dalle importazioni, la maggior parte delle quali proviene dalla Cina. Questo elemento è fondamentale per l’industria aeronautica e trova impiego anche in motori, turbine e semiconduttori. Negli ultimi mesi il prezzo dell’ossido di ittrio ha registrato un aumento molto significativo, sollevando timori per la sicurezza delle forniture e confermando quanto la partita delle terre rare sia cruciale nei delicati equilibri geopolitici tra Washington e Pechino.

In conclusione, i mercati azionari hanno attraversato diverse fasi di volatilità nel corso del mese, mantenendo però un’impostazione complessivamente positiva nella maggior parte delle piazze finanziarie, con alcune eccezioni, come Hong Kong. Anche il comparto obbligazionario chiude il periodo in terreno positivo, seppur con performance più moderate rispetto all’azionario. Nonostante le incertezze legate alla crisi politica in Francia e allo shutdown negli Stati Uniti, il sentiment sul fronte obbligazionario è rimasto sostenuto, complice la tendenza al ribasso dei rendimenti, favorita almeno in parte dal taglio dei tassi deciso dalla Federal Reserve.

DINAMICO

Un altro mese con un buon recupero per il comparto Dinamico, con un risultato mensile del +2,59%, migliore rispetto a quello del benchmark (+2,28%). Da inizio anno la performance, di conseguenza, progredisce ulteriormente registrando un risultato del +8,85%, anche in questo caso superiore a quello del benchmark (+8,59%).

PRUDENTE

Anche il comparto Prudente registra un risultato positivo, con una performance mensile del +1,92% e superiore a quella del benchmark (+1,64%). Da inizio anno i risultati sono del +5,64% per il portafoglio e del +5,15% per il benchmark.

GARANTITO

Il comparto Garantito registra un moderato rialzo nel corso del mese, con una performance del +0,68%, superiore a quella del mercato di riferimento (+0,12%). Si consolida ulteriormente il risultato da inizio anno, che ora è del +3,22% ed è maggiore di quello del TFR lordo (+2,18%).

*I rendimenti indicati nei commenti dei singoli comparti rappresentano dati finanziari lordi.