Commento ai rendimenti – agosto 2025
L’amministrazione Trump conferma al 1° agosto i dazi al 15% per l’Unione Europea e aumenta le tariffe nei confronti del Canada e del Brasile. Il moderato rimbalzo tecnico successivo e le attese del vertice Trump-Putin sulla guerra in Ucraina portano maggiore ottimismo sui mercati ma senza rialzi significativi. Anche le aspettative di un taglio dei tassi da parte della FED spingono le borse sulla via del rialzo che però poi, alla fine del mese, viene ridotto al prevalere di una maggiore cautela.
Il mese di agosto.
Inizio mese da dimenticare per le borse globali, dopo l’annuncio del primo agosto da parte di Donald Trump sui dazi al 15% per l’Unione Europea e sull’incremento delle tariffe nei confronti del Canada e del Brasile. Il Paese nordamericano vede una crescita dell’aliquota dal 25% al 35%, mentre a partire dal 7 agosto il gigante sudamericano ha visto un’applicazione dei dazi al 50%. La mossa così imponente sul Brasile ha delle motivazioni non solo commerciali ma anche politiche, in quanto si basa su una sorta di “protesta” nei confronti della detenzione agli arresti domiciliari dell’ex presidente Bolsonaro, accusato di tentato colpo di Stato. Tuttavia, il governo brasiliano prova a reagire alla mossa aumentando le partnership con i paesi “Brics” e riducendo il legame commerciale con gli USA.
In Europa particolarmente penalizzata è la Svizzera, a cui viene applicata una tariffa del 39%, giustificata, secondo l’amministrazione Trump, dal significativo deficit commerciale con gli USA.
La reazione dei mercati è stata negativa ma è durata solo 24 ore, con ribassi più significativi sulle borse dell’Eurozona e degli Stati Uniti. Più contenuto il ribasso dei Paesi maggiormente coinvolti, mentre il mercato svizzero resta in gran parte escluso dall’andamento negativo delle borse in quanto chiuso per festività. Successivamente gli investitori hanno ripreso la via degli acquisti con una fase moderatamente positiva praticamente fino al periodo di Ferragosto.
Un rialzo che inizialmente, in assenza di dati macroeconomici, è stato più legato alla possibilità di realizzare prezzi più convenienti dopo i ribassi del 1° agosto. In ogni caso, il rialzo nei giorni successivi è anche, almeno in parte, supportato dai risultati positivi delle big tech americane e delle banche nell’Eurozona (es. Banco BPM in Italia), oltre che da una possibile distensione dal punto di vista geopolitico sulle attese dell’incontro tra Trump e Putin in Alaska previsto per Ferragosto.
Anche la tregua tariffaria tra USA e Cina, che prevede un’estensione di 90 giorni (quindi fino al 10 novembre) della non imposizione dei dazi sulle importazioni reciproche, è stata di supporto ai mercati, in quanto l’arco temporale fornisce sicuramente un margine per un confronto tra Trump e Xi Jinping.
La fase di ripresa viene, almeno in parte, mitigata dalla prudenza della FED che pone l’attenzione sul fatto che, secondo la maggioranza dei membri della banca centrale statunitense, i rischi di inflazione sono maggiori di quelli legati al mercato del lavoro e che potrebbe volerci del tempo prima che gli effetti dei dazi abbiano un effetto sui prezzi. In conclusione, non è totalmente scontata la possibilità di un taglio dei tassi nel breve periodo, tuttavia resta aperta la possibilità così come dichiarato anche dallo stesso Powell.
In risalto anche il settore bancario italiano, che è risultato sotto osservazione in merito al tema delle dinamiche bancarie, in primo luogo tra Unicredit e Commerzbank e tra Mediobanca e MPS.
In ogni caso, complessivamente, il mercato azionario ha avuto un tono solo moderatamente positivo e più contenuto nell’Eurozona, con aree geografiche più brillanti (Italia e Spagna) e altre che invece hanno osservato più debolezza, in particolare la Francia che mostra una maggiore incertezza politica dopo l’annuncio del primo ministro Bayrou di un voto di fiducia l’8 settembre, oltre alle preoccupazioni sul bilancio, in particolare per quanto riguarda il deficit (il più alto dell’Eurozona).
La componente obbligazionaria, in particolare quella governativa, ha avuto un tono più incerto e in generale improntato alla cautela, sulla scia delle attese delle mosse future della FED. L’incertezza legata all’impatto macroeconomico dei dazi commerciali ha di conseguenza comportato una tendenza solo moderatamente positiva per i bond governativi, mentre crescono maggiormente le performance del debito societario, che sta vivendo un periodo particolarmente florido sia nella componente meno rischiosa (investment grade) che in quella più speculativa (high yield). Una delle cause principali dei risultati postivi di questa asset class è proprio legata alle incertezze commerciali e macroeconomiche, che portano gli investitori a valutare maggiormente il debito societario. I risultati robusti nel corso del 2025 hanno inoltre dato impulso a investire maggiormente nel debito corporate.
DINAMICO
Moderato rialzo del portafoglio con una performance mensile del +0,50%, lievemente inferiore a quella del benchmark (+0,64%). Da inizio anno il risultato si consolida ulteriormente con una performance del +3,96% allineata a quella del benchmark (+3,93%).
PRUDENTE
Moderato rialzo anche per il comparto Prudente, con una performance mensile del +0,22% e leggermente inferiore a quella del benchmark (+0,35%). Da inizio anno il risultato è del +2,26% mentre la performance del mercato di riferimento è pari al +2,14%.
GARANTITO
Leggero rialzo per il comparto con una performance mensile del +0,11% sostanzialmente simile a quello del parametro di riferimento (+0,12%). Migliora ulteriormente il dato da inizio anno con un rendimento del +2,23% superiore a quello del TFR lordo (+1,99%).
*I rendimenti indicati nei commenti dei singoli comparti rappresentano dati finanziari lordi.