Notizie gestione finanziaria Commento ai rendimenti – novembre 2025

Commento ai rendimenti – novembre 2025

Mercati contrastati: buona la prima fase grazie alla fine dello Shutdown USA e alla distensione con la Cina, ma in seguito pesano i timori di una bolla dell’intelligenza artificiale. Pochi e modesti i guadagni, soprattutto sull’Eurozona. Penalizzata in particolare l’area asiatica e tecnologica USA che risulta sensibile sia sui timori del settore tech che sulle incertezze della FED. Il Giappone vara un grande piano di stimolo dell’economia. Il cambio di rotta della banca centrale USA a fine mese porta a un rimbalzo finale che compensa almeno in parte le perdite di metà mese.

Il mese di novembre.

L’inizio del mese ha avuto un tono generalmente positivo, in primo luogo per le news provenienti dagli USA. Dopo 43 giorni, si chiude il più lungo shutdown (blocco delle attività amministrative) nella storia americana. La conclusione dello shutdown è stata possibile grazie al raggiungimento di un accordo alla Camera per garantire il finanziamento all’amministrazione USA fino al 30 gennaio 2026. Uno dei punti “dolenti” che ha determinato il contrasto tra Democratici e Repubblicani, è stata la mancata estensione dei sussidi all’Obamacare (ovverosia l’assistenza pubblica sanitaria), un tema che sarà probabilmente oggetto di scontro politico anche nel corso del 2026, con i rischi legati anche a potenziali aumenti dei premi assicurativi che, in assenza di un’estensione, secondo le stime saranno in media del 114%.

La reazione dei mercati è positiva, con rialzi diffusi sulle principali aree geografiche.

Anche sul piano geopolitico, il proseguimento della distensione tra Cina e USA sul tema dei legami commerciali ha dato ulteriormente supporto ai mercati. Pechino ha, infatti, sospeso per un anno le sanzioni nei confronti di 5 filiali americane di un’azienda sudcoreana che lavora nel settore dell’industria navale. La chiave di lettura da parte dei mercati è stata positiva nella direzione di un allentamento delle tensioni geopolitiche.

Dopo il “sereno” della prima metà di novembre, un “temporale” scuote le borse. I timori di una bolla del settore dell’intelligenza artificiale non fa dormire sonni tranquilli a molti trader. E sulla scia di una preoccupazione diffusa tra gli investitori, i mercati propendono la via del ribasso. I cali sono diffusi con alcuni indici che subiscono perdite particolarmente significative: Nasdaq e azionario asiatico sono gli indici più penalizzati, con un focus maggiore ovviamente sul settore tecnologico.

Ma quali sono le cause di questo timore? Secondo alcuni analisti non sono tanto le quotazioni - ormai alle stelle (se rapportate ad esempio all’utile) - dei titoli azionari a generare maggiore preoccupazione. Sono i ricavi delle società tech che, seppur in crescita, potrebbero non essere sostenibili rispetto agli ingenti investimenti che tali aziende stanno effettuando. Denaro che le società tech raccolgono con un imponente ricorso al debito, ricorrendo quindi a nuove emissioni sul mercato obbligazionario. Inoltre, il crescente aumento della concorrenza, in particolare quella cinese, e la geopolitica delle terre rare possono aggravare il quadro.

Anche le attese non omogenee in relazione alle decisioni della FED sui tassi di interesse hanno generato maggiore incertezza, che è stata particolarmente impattante sui mercati asiatici.

Male anche Tokyo nonostante il “mega” pacchetto di rilancio dell’economia da 135 miliardi di dollari. Un piano che prevede misure di sostegno alle famiglie contro l’aumento dei prezzi e degli investimenti in alcuni settori industriali. Pesa maggiormente anche in questo caso il timore di una bolla finanziaria dell’intelligenza artificiale oltre a una minore fiducia sul debito, che ha raggiunto la quota del 230% del PIL e che potrebbe ulteriormente appesantirsi con la manovra.

Sul finire di novembre torna però un po’ di tranquillità sui mercati anche per il fatto che la FED ha mostrato un’intenzione maggiore di tagliare i tassi a dicembre, complice anche il mercato del lavoro debole (ad esempio, l’occupazione nel settore privato ha deluso gli analisti). Il mercato si aspetta una decurtazione quasi certa a dicembre, molto più probabile rispetto solo a poche settimane prima. Questo aspetto ha fornito supporto sia all’azionario (non solo locale) sia ai rendimenti dei titoli di stato, che hanno registrato un calo.

Complessivamente, la fase inizialmente più positiva all’inizio di novembre, bilanciata da maggiori ribassi nelle settimane successive, ha determinato movimenti poco significativi sui mercati azionari e obbligazionari, che quindi chiudono complessivamente il mese intorno alla parità, con solo poche eccezioni locali. Nell’Eurozona, ad esempio, la borsa di Madrid è una delle migliori, con una performance mensile del +2,11%, mentre da inizio anno il dato è addirittura del + 41,20%.

DINAMICO

Performance leggermente negativa con un risultato mensile del -0,06% e lievemente migliore rispetto a quello del benchmark (-0,24%). Da inizio anno il risultato si discosta di poco rispetto a ottobre, con una performance del +8,78% per il portafoglio e del +8,33% per il benchmark.

PRUDENTE

Leggermente negativo anche il dato del comparto Prudente, che nel mese di novembre riporta una performance del -0,10%. Anche il dato del benchmark è il medesimo. Da inizio anno il risultato resta comunque solido con una performance del +5,54%, migliore rispetto a quella del benchmark, pari al +5,05%.

GARANTITO

Poco mosso anche il comparto Garantito, che nel corso del mese di novembre guadagna lo 0,04%. Anche il rendimento obiettivo, tuttavia, registra un movimento modesto e pari al +0,11%. Da inizio anno la performance del portafoglio è pari al +3,26% ed è superiore a quella del rendimento obiettivo, pari al +2,11%.

*I rendimenti indicati nei commenti dei singoli comparti rappresentano dati finanziari lordi.